Qui saranno visibili le immagini e le ricerche sul Campo di Concentramento di Alatri
a cura di Marilinda Figliozzi
Il campo di concentramento Le
Fraschette di Alatri entrò ufficialmente in funzione il 1° ottobre 1942 per perseguire,
attraverso un massiccio trasferimento di popolazione, una "bonifica
etnica"Arrivò ad ospitare fino a 5500 internati, tra cui molti bambini ed
anziani, i quali, vissero in condizioni disagiate a causa della carenza di
cibo, medicinali e vestiario. I primi ad arrivare furono gli anglo-maltesi
residenti in Libia, poi iniziò il trasferimento di civili provenienti dalla
Venezia Giulia, dalla Slovenia, dalla Dalmazia e dalla Croazia. A questi si
aggiunsero alcune centinaia di confinati politici. Gli internati arrivarono a
Le Fraschette con le poche cose che erano riusciti a portare con sé, pochi
bagagli a mano presi all’ultimo istante dalle proprie abitazioni durante le
concitate fasi del rastrellamento effettuato dalla polizia militare italiana.
18 luglio 1943 prima comunione al campo
con Mons. Facchini vescovo di Alatri e le suore Giuseppine di Veroli
con Mons. Facchini vescovo di Alatri e le suore Giuseppine di Veroli
donne croate in una baracca del campo
Subito dopo la fine della guerra, il
Campo fu interamente ricostruito e venne utilizzato per l’internamento degli
“stranieri indesiderabili”. Il governo italiano aveva disposto
l’identificazione e l’internamento dei profughi “indesiderabili”: criminali di
guerra, criminali comuni, collaborazionisti, ustascia, ecc.. Tale fatto
comportò che spesso si trovarono ad essere discriminati anche esuli istriani,
stranieri senza documenti, rifugiati d’oltrecortina ai quali non era stato
riconosciuto lo status di rifugiato politico
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